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Tutta la parte guelfa si levò fieramente contro Federico, il quale vide pericolare e poi annientare il suo grandioso concepimento.

É impossibile fondare le grandi verità nazionali in mezzo a popoli pieni di false credenze e di fanatismo religioso. Dante pienamente comprendeva questo, ond'ei, non potendo sperare immediato il rinnovamento politico, tentò prepararlo per via dei suoi profondi lavori intellettuali e specialmente della Divina Commedia, che doveva rigenerare i popoli nell'intelletto e nella volontà: donde le sue speranze e gli accenni alle predizioni favorevoli al suo disegno.

Gregorio per tener desto il guelfismo in suo favore volle convocare un concilio a Roma a fine d'essere sostenuto dai padri della Chiesa. Federico tentò opporsi a quella convocazione, e riuscì per mezzo del figliuolo Enzio (Enzo) ad arrestare alquante navi genovesi che portavano a Civitavecchia circa 100 padri convocati, i quali divennero suoi prigioneri. Di ciò prese tant' ira Gregorio, che in breve morì per travaso di bile.

Dopo la morte di lui, Federico II raccomandò vivamente che si eleggesse un papa onesto.

Nell'elezione sorti Goffredo di Castiglione milanese : Celestino IV; che godeva meritamente la stima d'eccellente prelato. Ma salito alla cattedra di S. Pietro, non visse che 17 giorni. Dopo una vacanza di due anni, di cui l'annalista pontificio dà la colpa a Federico, mentre gli storici più coscenziosi, e fra essi il Muratori, in questo punto ne assumono la difesa, salì alla cattedra di S. Pietro il fiero Sinibaldo dei Fieschi genovese, che prese nome Innocenzo IV (24 giugno 1243), e pontificò più a lungo. Costui d'indole violenta e superba volle seguire le orme di Gregorio IX.

L'imperatore in sulle prime tentò di venir con lui ad accordi, e mandò Pier delle Vigne e Taddeo da Suessa per trattar la pace, la quale per dispareri fra i messi imperiali e il papa, non si concluse. Innocenzo però poco dopo, intimorito dicesi, ma forse per altri fini, fuggì e andò a Lione, città che si governava allora da sè. E non tenendosi quivi sicuro chiese a Luigi IX di Francia, che gli desse ospitalità; questi però gliela negò dicendo che i baroni del regno non giudicavano prudente destar l'ira di Federico verso la Francia. Non pertanto, essendosi il papa recato a Cluny, re Luigi

visitollo e fattogli onore, pregollo di riconciliarsi con l'imperatore e far tornare la Cristianità in pace; preghiera non accolta da Innocenzo; il quale bensì dolente di non aver potuto ottenere l'aiuto del re di Francia, rivolse il suo pensiero a sollevar contro Federico quanti nemici potesse. Cominciò dal dichiararlo spergiuro, sacrilego, eresiarca; aggiungendo che intendeva punirlo delle iniquità commesse. Fra le imputazioni di Federico la più grave era la seguente: asserivasi avere egli tenuto prigioni i cardinali dopo la morte di Celestino IV, perchè fosse eletto il nuovo papa a suo piacere. Tale asserzione non regge alla critica, ecco perchè: Federico dopo la morte di Gregorio, sebbene si trovasse già in via per recarsi a Roma, venuto meno l'obietto del suo viaggio, volse altrove il suo passo (ciò mostra ch'egli voleva lasciar libera la scelta del nuovo papa ai cardinali), solo raccomandò apertamente che si eleggesse un papa onesto, nè di segrete insidie vi ha storico che dica nulla. S'egli avesse mirato ad intrigare sull' elezione pontificia lo avrebbe fatto alla morte di Gregorio, quando con poderose forze recavasi a Roma. Inoltre se egli si fosse giovato

contro i cardinali del suo potere, tenendoli prigioni, sì veramente li avrebbe indotti a più miti consigli, e non sarebbe salito al Ponteficato Innocenzo IV, di cui si conosceva l'indole indomita e prepotente. Nè vale l'obiettare che il Fieschi era stato amico dell'imperatore, poichè questi sì bene lo conosceva, che appena lo seppe eletto papa esclamò: Ho perduto un amico. ed ho acquistato un gran nemico.

Qui è da ricordare che il Muratori (onoratissimo qual era) non potendo alienarsi dai suoi papisti sentimenti (1) dà notizia della colpa attribuita a Federico, siccome ricavata da altri storici. La pecca, in cui cade talvolta il Muratori, pei suddetti sentimenti, è quella di non combattere le asserzioni, evidentemente false, quando possono giovar di scusa ai chierici.

L'imperatore si tenne saldo sebbene la parte guelfa

(1) Si considerino attentamente i lavori storici del Muratori, e si vedrà come l'anima sua illibata, da un canto ripugni a velare la verità, mentre dall'altro agitata dallo scrupolo, trepidi nel riferirla quando offenda i papi e i chierici. E pure i gesuiti lo estimarono troppo ardito, e lo tacciarono di eresia civile, che chiamarono eresia muratoriana.

prendesse vigore. Il papa intanto banditagli addosso una crociata, commosse contro lui l'Italia e l'Alemagna. In tale crociata accorse gente d'ogni sorta; molte . nobili città però si tennero fedeli all'imperatore. Innocenzo affidò l'esercito pontificio al vescovo d'Arezzo, Marcellino, affinchè sollevasse in suo favore la guelfa Toscana. A contrastare quel tentativo si mosse Federico, e, con un colpo strategico inatteso, ebbe in potere Marcellino, che a coda di un cavallo fu tratto al patibolo.

Federico sarebbe stato, come nei primordî del suo governo, generoso e mite; ma, giunta al colmo l'esasperazione dell'animo suo, peccò di crudeltà.

Innocenzo IV intanto, conoscendo i sentimenti religiosi di Luigi IX, lo invitò novamente ad aiutar la Chiesa contro Federico II. Il re di Francia rispose che avrebbe ciò fatto per quanto l'onestà lo permettesse. In tali parole era un ammonimento ad Innocenzo, il quale altro ne ebbe da S. Tommaso d'Aquino.

Era questi a visitarlo e il papa avevalo condotto nel suo papale giardino, fra lo splendore di un codazzo di cortigiani. Mentre Innocenzo parlava con Tom

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