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Scilla, siccome è stato da noi notato: Portus Herculis,

Met

rus amnis, Taurianum oppidum, Portus Orestis, Medm Oppidum Scyllaeum.

uno

Qui dappresso parlò Strabone di un altro fiume collo stesso me di Metauro: Post fluvium Metaurum, Metaurus alter occ rit, che certamente non si troverà giammai in questo lido pri per lungo tratto di altri fiumi, se non s'intenderà per esso sette famosi rami del Metauro, di cui parleremo. Questa interp trazione ci sembra più giusta, invece di pensare col Xilandro che Strabone abbia voluto quì distinguere il Metauro de' Brezj d quello degli Umbri, o credere col Cluverio, che il testo Strabo niano sia corrotto, in cui invece del Metaurus alter si debba leggere il fiume Crathaeis nomato da Plinio. Strabone non parlò, che di due fiumi collo stesso nome e nel medesimo sito. È un errore adunque cercarlo, o nell' Umbria, o nel Cratheis, Puno lontanissimo nel mar Adriatico e l'altro presso lo stretto siciliano.

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Il Barrio (1) co' suoi annotatori, come anche il Cluverio, l'Olstenio, il p. Briet, ed il p. Beretti riconobbero uniformemente il Metauro nell'odierno fiume detto Marro, é Petrace. Noi aggiungiamo, che ancor oggi questo fiume presenta l'antico indigeno nome, e Metauro, e Marro corrottamente da tutti si appella.

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Al lato destro del fiume sulla riva del mare sorgeva una città collo stesso nome. Ne parlò Stefano Bizzantino (2), che l'appellò MATAYPOΣ città de' Locresi, e l' appropriò secondo il notato stile, alla Sicilia. Solino (3) all' incontro ne fece fondatori i popoli di Zancle qui approdati dal Peloponneso: A Zanclensibus Metaurum conditum. Altra testimonianza n' abbiamo da Me

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Terculis.

stis

che numerando tutte le città marittime tra lo stretto sici

ed il golfo Vibonense vi notò ancora Metaurum. collo on può dubitarsi, che l'antico sito di questa città riconoscer

ebba nella presente città di Gioja. Tutt' i nostri scrittori paesto furon di questo parere. L'ab. Aceti vi trovò finanche le anti

vestigia, e 'l Quattromani (2) attestò, che fosse questo il senuest mento comune. Matteo Egizio nella lettera al sig. Langlet, che olggesi in fine della Lucania del baron Antonini non discordò e poche miglia, riconoscendola a Drosi piccol paese confinante est on Gioja.

¿ Il nostro Barrio sulla tradizione riportata da Suida (3), e da Steano si sforzò di provare, che in Metauria, o Matria, detta da lui = città d'Italia, fosse nato il celebre Stesicoro uno de' nove poeti lirici che tanto illustrarono i secoli civilizzati de' nostri Greci italioti. Passato da Metauro in Sicilia, e propriamente ad Imera, indi col nome di poeta siciliano fu conosciuto. Il Barrio paragonò questa trasmigrazione di Stesicoro all'altra di Pittagora, ch'essendo nato nella nostra M. Grecia, com' egli afferma, acquistò indi il nome di Samio per essersi di quà partito, ed in quell' isola fermato. Molte cose egli narra di questo poeta, che son degne della sua erudizione.

(1) Mela lib. II.

tat. Barrii.

(2) Ac et. et Quattrim. in loco ci

(3) Suida Historica V. Stesich.

S. 28.

PORTVS OR ESTIS.

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Oreste furibondo ed agitato dalle Furie per l'uccision di sua madre riseppe dall' oracolo che per liberarsi non vi aveva altro rimedio, che prima ricuperare la sua sorella Ifigenia, ed indi lavarsi in un fiume, che da sette fiumi prendesse le sue acque. Ritrovò egli la sua sorella in Tauride, ed indi vagando per molte terre trovò felicemente il fiume dall' oracolo disegnato al di là da Reggio nella regione, che poi si disse de Brezj. Qui essendosi lavato restò dal furore, che lo tormentava, libero, e privo (1). Varrone riportato dal Barrio (2) non sol ci serbò lo stesso racconto de' tempi eroici favolosi ma c' indicò puranche i nomi, che a' sette nominati fiumi si appartenevano. Juxta Rhegium fluvii sunt continui septem Lapadon, Micodes, Eugion, Stasteros, Polme, Melcissa, Argeades, in his a matris nece dicitur purgatus Orestes. Di più Catone nel libro a lui attribuito delle Origini, o piuttosto Annio da Viterbo ci raccontò lo stesso avvenimento, ed aggiunse, che un ramo di questo fiume, ossia il settimo da cui il territorio Reggino era separato da Tauriana si nomasse Paccolinus. In eo agro fluvii sunt sex, septimus fines Rheginorum, atque Taurianum dispescens. Fluvio nomen Paccolinus. Or questo fiume così famoso per la purificazione di Oreste, non fu altro certamente, che il Metauro, di cui abbiam parlato, e combina assai bene colla favola pei sette rami, o fiumi diversi che con esso confondendosi nel lungo corso, ne accrescono il volume.

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Or la fama di questa celebre guarigione di Oreste fece inventare in questo lido un porto, dove si finse, che foss' egli approda

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to, e che Porto di Oreste venne detto dagli antichi. Fu descritto chiaramente da Plinio , quantunque senz' ordine topografico. Taurianum Oppidum, Portus Orestis, et Medma. Veniam ora alla sua topografia.

Il Cluverio, quantunque avesse compreso l'errore di Plinio in questo passo riponendo Medama dopo del Porto di Oreste, pure non seppe decidere, se fosse al di là, ovvero al di quà dal Metauro, e conchiuse certi tamen, quod statuam, nihil habeo. A questa esitanza del Cluverio porgendo mano l'annotatore Olstenio (1) si uniformò all' opinione del Barrio (2), che riconobbe il Porto di Orcste in un sito al disotto del Metauro dal lato di Reggio, che Porto Ravagoso oggi si appella. Citò ancora in suo favore il Marafioli, che riconobbe questo porto tra le ruine di Tauriana, e l'attual oppido appellato Palmi nello stesso sito di Ravagoso. Lo confermò finalmente colla mappa dell' agro Bruzio che vide nel Vaticano a Roma, dipinta da Ignazio Dante, e conchiuse, che sia anche questa quella stazione memorata da Strabone dappresso al Metauro: propeque fluvius Metaurus et ejusdem nominis statio: alla quale conclusione non è possibile, che possiamo uniformarci. La differenza dell' uno e dell' altro sito è ben manifesta. Strabone parlò di una stazione all' imboccatura del Metauro, siccome disopra abbiamo esposto, la quale esser dovè ben diversa dal Porto di Oreste, e per sito, e per lontananza, e per nome.

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S. 29.

TAVRIANA

Col nome di Taurania fu indicata questa città da Stefano Bizzan→ tino TAYPANIA urbs Italiae " a qua Taurinanus civis (1). Da Mela, e da Plinio fu detta Taurianum, e finalmente nella tavola del Peutingero si trova segnata col nome di Tauriana. Resta incerto se sia questo il Taurianus scopulus di Tolommeo (2), perchè vi ha molta apparenza, che il suo testo sia corrotto ed invece di Taurianus si debba leggere Terinaeus

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Se un ramo del Metauro separava il territorio di Tauriana dal Reggino, noi non dovremo durar fatica per fissare la sua topografia. Infatti in questo medesimo sito fu riconosciuto da'geografi disopra citati, e specialmente da Mela, che la descrisse tra Scilla, ed il Metauro, e da Plinio che anche dopo di detto fiume non dubitò di riporla. Diversa però è l'opinione de' nostri scrittori in qual punto di questo spazio ella fosse stata precisamente situata. Il Barrio (3) la riconobbe a Seminara. Fu seguito dall' Ortelio, e da qualche altro. Il Cluverio non andò troppo lungi dal Barrio fissandola a Palmi, ed il p. Briet, e qualche altro furon anche dello stesso parere. Dal nostro Grimaldi (4) finalmente si situò così vicino al fiume Metauro che non ebbe difficoltà di dire, che la dividesse per mezzo, e che il sito si dica tuttor Traviano, dove si ravvisano ancora delle grandi ruine (a). Fu questa certamente la vera situazione di Tauriana. Si conferma colla tavola del Peutingero, che la segnò a miglia XXIII da Vibona, la qual

Steph v. TAYP.

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(2) Ptolom. in tabul.VI. Europae. (3) Barr. citat. cap. 17. (4) Grimald. Introduz. cap. 13. (a) Nella vita di s. Fantino nativo di Tauriana scritta in greco, e ripor

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