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mento della sua perfezione, o della sua beatitudine; ed or rammentati di quel, che hai letto leggendo Omero, quando Giove dice che se egli mandasse già una catena dal Cielo sino alla Terra, e tutti gli Dei cercassero, apprendendosi a quella catena, di tirar Giove a sè, non potrebbero ; ma egli facilmente a sè tutti gli trarrebbe. Questa catena altro non significa che la catena dell' amore, colla quale Iddio potentissimo non è mosso dagli Dei minori, o dall' altre creature; ma egli tutte le muove, come amato, e desiderato, perchè se Iddio amasse per ricever perfezione, l'oggetto amato sarebbe l'agente, ed egli sarebbe il paziente; onde ne seguirebbe ch' egli per la catena dell'amore sarebbe qui tirato, ma questo, come ho detto, è impossibile : ma egli mandando giù i suoi doni, e le sue grazie, l'una coll'altra inanellata a guisa d'aurea catena, fa che quest'ordine di grazie, discenda dal Cielo alla Terra, e e con esse rapisce a sè gli Angioli, e tutte le creature, che ad esso per farsi perfette s'apprendono. E tanto voglio aver detto de'due amori semplici: or passiamo agli amori degli Angioli, e delle creature.

L'Angiolo sovrano, quando a Dio si rivolge, l'ama di quell'amore, che presuppone imperfezione; perciocchè egli l'ama per farsi perfetto: ma quando si china verso gli Angioli inferiori, ama loro per infondere in essi quella perfezione, che da Iddio ha ricevuta; e gli Angioli inferiori amano i superiori per farsi più belli, lor vagheggiando: ed amano i Demoni per abbellire i Demoni colla lor bellezza. Qual maraviglia è dunque, se i Demoni amano gli uomini, tuttochè di essi sian più eccellenti, poichè gli amano per compartir loro la sua eccellenza, non per riceverla da essi? Vedi omai che il tuo dubbio è soluto. Disciolto è certo, io risposi, ma pur sarebbe più ragionevole ch'essi gli Angioli maggiormente amassero, poichè il desiderio di compartire la perfezione dee esser minore, che quello di riceverla. Vero è quel, che dici, rispose lo Spirito, ed è vero che le creature tutte amano più ferventemente le cose più nobili, e men le meno; Iddio nondimeno, tuttochè ami per l'altrui perfezione, ama con maggior fervore di ogni creatura; e quello avviene per l'eccesso della bontà, la qual

supera senza alcuna proporzione la bontà di tutte le cose infinite. Qui taceva lo Spirito, quando io nuova occasione di ragionare porgendogli ricominciai: Se i Demoni possono amare gli uomini, non pare a me irragionevole che con essi negli amorosi abbracciamenti possano mescolarsi, e questa mia opinione è confermata dal mio Poeta, quando dice: Quem Rhea Sacerdos

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Furtivum partu sub luminis edidit auras

Mixta Deo mulier.

Troppo dice il tuo Poeta, rispose lo Spirito; ed in questo troppo offende l'autorità dell' Intelligenze celesti: nè si doveva egli peravventura ricordare di quello, che pur doveva aver letto nel Convito di Platone, che gli Dei con gli uomini in alcun modo non si mescolano, ma per lo mezzo de' Demoni con gli uomini hanno commercio: benchè non egli in ciò s'inganna, ma Platone, e tu ancora, che i suoi versi non hai bene interpretati, perchè egli in quel luogo parla di Ercole, quando, tornando di Spagna, non era ancor deificato, e sebbene il chiama Dio, perchè poi doveva fra gl' Iddii essere annoverato, non era disconvenevole ch'egli vestito di umane membra potesse con una donna congiungersi. Ma Platone quando dice che gl' Iddii non si mescolano agli uomini, non intende del mescolamento carnale, chè se ciò intendesse, bene intenderebbe, perchè l'appetito concupiscibile in alcun modo non può cadere negli Angioli, i quali da lui sono Iddii nominati; ma intende del mescolamento di famigliarità, ed in ciò manifestameute s' inganna, perchè essi molte fiate prendendo corpo umano, agli uomini si dimostrano ; ma forse Platone considera allora negli Angioli quello, ch'è naturale, non quel, ch'è volontario, perciocchè essi per natura non si dimesticherebbero con gli uomini per la distanza, ch'è fra loro di natura, e di luogo, ma avendo la volontà libera, e non obbligata ad alcun determinato movimento, tutta inclinata alla cortesia, ed alla grazia, possono agli uomini dimostrarsi, ed alcuna volta il fanno. Cotesto, dissi io, mi par molto ragionevole, nè mi potrà più capire nel pensiero, che in animo celeste possa accendersi desiderio carnale; ma ben dubito ancora se i Demoni possano

per concupiscenza di carne delle donne invaghirsi, e con essoloro amorosamente congiungersi, e se vero sia quel, che non solo da' Poeti si dice de' Satiri, e de' Silvani, ma da'Teologi ancora degl'incubi, e de' succubi.

Già abbiamo conchiuso, rispose lo Spirito, che l'affetto de' Demoni in guisa si sta nell'animo, che non cagiona a– gitazione nel corpo; or se ciò è vero, sebbene essi si possano innamorare, non possono nondimeno congiungersi, perchè il congiungimento non si farebbe, se il desiderio interno non commovesse gl'istrumenti della generazione; ma perchè tu hai letto degl'incubi, e de' succubi, e dei Silvani, ed hai letto ancora nelle favole, che sebbene Ercole era uomo quando Rea abbracciò, Giove nondimeno, ch' era Iddio, per godersi d'Alemena, allungò la notte, e che il medesimo, qui templa Coeli concutit, discese nel grembo di Danae in preziosa pioggia d'oro, onde Ercole, e Perseo ne nacquero; ed hai letto parimente nell'istorie, che Alessandro, e Scipione furono creduti figliuoli di Giove. Jo voglio dichiararti come i Demoni, e gli Dei siano padri degli Eroi.

Qui si taceva; ed io tutto attento mi apparecchiava a ricever la risposta, la quale in sì fatte parole mi si fece udire. Gli Dei, e i Demoni, che di alcun uomo hanno eura, non solo desiderano ch'egli s' infiammi dell' amore della bellezza, la quale veduta può risvegliarci di sì maravigliosi desiderj, ma procurano eziandio, ch' esso generi nel bello alcun parto bello, e gentile; e perchè il parto può essere parto d'animo, e parto di corpo, essi dell'una e l'altra generazione sono ajutatori, e spargendo l' animo di semi de' buoni costumi, e di buone opinioni, son cagione che esso, fatto gravido, parforisce poi alcuna nobile, e magnanima azione, o qualche dotta, e leggiadra composizione, o pure in animo al suo conforme i medesimi costumi, e le medesime opinioni produce; ma poichè l'animo dell'uomo, e della donna, alla cui cura sono soprapposti, hanno ingravidato, della generazione del corpo in questo modo sono cagione. Essi loro si rappresentano in forma bellissima, ed augusta, e superiore all' umana, quale è quella, che in me vedi, sicchè la loro fantasia, quasi

tenacissima cera, s'imprime di una immagine di bellezza, più che mortale: e perchè la virtù della fantasia è grandissima, quando gli uomini vengono agli abbracciamenti di amore, venendoci pieni di sì alta immaginazione, i figliuoli, che poi producono, nascono simili a quell'eccellente Idea di valore, o di bellezza, che i padri nella mente avean conceputa. Oltrediciò, perchè i Demoni, come già abbiamo conchiuso, sono astrologi, essi procurano che il destinato parto sia conceputo, ed esca in luce sotto grandissimo favor di stelle, e che riceva dagl'influssi celesti ogni eccellentissima dote di natura, il quale poi che cresce in età, e può coprire il suo valore, è detto Eroe, ed è tenuto superiore agli uomini; onde si crede che non sia figliuolo d' uomo ; ma di alcuno Iddio, e ragionevolmente si crede, perchè la particolar cura, che quell' Iddio ha avuto di farlo nascere cotale, merita che a lui il none di padre si attribuisca; ed il nome d' Eroe è nome, che in Greca favella deriva da Amore, perchè il vicendevole amore fra Iddio e l'uomo è stato cagione, ch' egli sia nato sì fatto. Ma que' Demoni, che malvagi sono detti dall'ufficio loro colle donne in quella guisa si congiungono, che voi uomini solete; e perchè essi non potrebbero per sè generare, gettano il semne di alcun uomo nel ventre della donna, ch'è di quelle, che Streghe sono da voi domandate, e da sì fatti congiungimenti nascono i Maghi, quale fu Merlino, che fu giudicato figliuolo del Demonio.

Taceva lo Spirito, ed io quasi soddisfatto d'ogni mio dubbio, non aveva che dimandare; quando egli di nuovo ricominciò: Tu hai omai inteso che siano i Demoni, e quale sia la natura loro, ed in parte quale l'ufficio; ma di questo alcuna cosa più distinta ci rimane a dire. L'ufficio (parlo ora de' buoni) è d'indrizzar l'opinione, e l'appetito degli uomini al bene, ed al vero, e di congiunger la natura umana colla divina; e questo fanno essi portando agli Dei i voti, e le preghiere degli uomini, e agli uomini le grazie, e i doni degli Dei; e perciò convenevolmente sono detti Messaggieri. Così diss' egli, ed io: Quali sono i doni, che da questi immortali Messaggieri sono agli uomini portati? Molti, rispose lo Spirito, perciocchè ogni profezia, Dialoghi T. I.

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ed ogni diligenza de' Sacerdoti intorno a'sacrificj, e la Divinazione, e la Magia, sono doni, che agli uomini per mezzo de' Demoni sono portati; e le leggi ancora per lo più sono non invenzione degli uomini, ma dono degli Dei ; perchè (tacendo per ora delle santissime, che Mosè ricevette dal sovrano Iddio sul monte Sinai) a Minos diede Giove in una spelonca della Candia le leggi de' Candiani; e Licurgo ricevette da Apolline quelle degli Spartani; e Numa Pompilio apprese da Egeria tutte quelle, ch'egli ordinò intorno al culto divino; e di molte le sue barbare nazioni coll'ajuto di alcun Demone ammaestro. Ma potendo i doni d'Iddio grandissimo essere infiniti, non si possono sotto alcun determinato ordine ridurre, e se pure tu alcun ordine vi desideri, altronde non lo puoi prendere, che dall' Intelligenze de' Pianeti, le quali i doni d'Iddio a' Demoni loro sotto ordinati raccomandano, perchè agli uomini gli compartano. Sette adunque saranno i doni principali, perchè sette sono i Pianeti; l'accutezza del contemplare, che da Saturno deriva; la potenza del generare, e del comandare, che da Giove dipende; la grandezza dell'animo, che è virtù infusa da Marte; la chiarezza de' sensi, e dell'opinioni, a cui segue la profezia, e la Poesia, e questa è dono del Sole; l'amore, ch'è inspirato da Venere; l'attitudine all'interpretare, che da Mercurio discende; la fecondità del generare, la quale per favore della Luna si ottiene.

Qui tacque egli, ed io dissi: A qual di questi doni ridurrai le leggi, le quali pur anzi dicevi che erano agli uomini state donate dagli Dei? Le leggi, rispose lo Spirito, so no di tanta importanza, che solo da Iddio grandissimo possono esser donate buone intieramente, ed egli mandandole agli uomini, le manda accompagnate da sette messaggieri; ma perchè uno nondimeno in quel, che appartiene a questa ambasceria, tiene il luogo principale, da uno pare ch'elle si ricevano. A quel, ch' io raccolgo, dissi io, l'ufficio de' Demoni altro non è, che congiungere per via di messaggio la natura umana colla divina. Questo è appunto d'esso, rispose lo Spirito. Allora io così cominciai a favellare: Assai ho io da te, cortese Spirito, apparato; ma perciocchè la cognizione di noi altri uomini parę

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