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persuasa all' onore, alla gloria, e alla virtù, e quasi più che da' filosofi stessi.

FORESTIERO. Ma oltre gli esempj, vogliam noi credere ch'il poeta usi giammai gli entimemi?

ORSINA. Credo che ve ne siano a dovizia.

FORESTIERO. E chiunque dimostra che'l soggetto sia nel predicato,o non sia, usò in qualche modo questo argomento. ORSINA. Così stimo.

FORESTIERO. Crediamo che 'l Petrarca l'usi mai? ORSINA. Io non mi son accorta ancora di questo artificio. FORESTIERO. Ma riguardando forse più diligentemente, potrete peravventura riconoscere molti vestigi.

ORSINA. E dove, o come?

FORESTIERO. Ponendo il soggetto della canzonetta dell'una parte; e sia il soggetto Madonna Laura, e le cose, le quali seguono, o precedono, ovvero sono aliene; e dall'altra il predicato, che sarà l'esser bella, e le cose parimente, che sono precedenti alla bellezza, o seguenti, o pur aliene: e appariranno molti modi da congiungere il predicato al soggetto, o da separarli da quelle cose, che sono sconvenevoli all' uno e all'altro.

ORSINA. Non sarò tarda a riguardarci.

FORESTIERO. Nè solo questo metodo mi par di riconoscere, ma nella canzona veggio quasi una immagine, o un'ombra del divisivo, e nel sonetto del compositivo. Perciocchè nell' una si sparge, e raccoglie nell'altro: e l'una risponde all'ode Greca, o Latina, l'altro all' epigramma; ma'l considerar queste cose più minutamente sarebbe fatica d'alcuno meno occupato.

ORSINA. Sarebbe veramente, nè io ardirei d'impor tanto peso a chi n' ha sostenuta maggior parte di quella, ch'io avrei creduta da principio, che dovesse portare; ma tutto è stato vostra cortesia, e nostro guadagno .

FORESTIERO. Anzi pur l'acquisto è stato comune; chè s' io averò detto cosa, che non vi dispiaccia, mi piacerà l'avere dubitato d'alcune cose, e in altre confermata la mia opinione col vostro giudizio.

ORSINA. Se'l mio parere è degno d'alcuna stima, non lasciamo la musica, ch'è la dolcezza, e quasi l'anima della poesia, come poco innanzi accennaste di voler fare.

FORRSTIERO. Ma non accetteremo noi quella definizione di Dante, nella quale concede il suo luogo alla musica? ORSINA. Accetteremo .

FORESTIERO. Dunque il genere suo, e quasi la materia sarà la finzione: e sue forme saranno rettorica, e musica. ORSINA. Saranno.

FORESTIERO. Ma se non m'inganno, l'altima forma fu aggiunta da lui, non come essenziale, ma quasi accidentale alla poesia, nella quale sono alcuni parlari nudi, e senza condimento, che per se stessi sogliono essere ascoltati, e letti volentieri: altri c'hanno bisogno di questo condimento: la qual differenza Dante medesimo mostrò di conoscere, dicendo che le canzoni adempiono per se stesse tutto quello, che denno, il che le ballate non fanno, però hanno bisogno de'sonatori: e quinci seguita che le canzoni debbano esser stimate più nobili.

ORSINA. Assai in questo manifesta la sua opinione. FORESTIERO. Ma non tanto, che non porga occasione di nuovi dubbj; perchè se le ballate hanno bisogno di sonatori, mi par che lo debbano aver de' ballerini ancora, a'quali mi pajono fatte piuttosto : e a voi che ne pare? ORSINA. Questo medesimo.

FORESTIERO. I sonetti dunque avranno bisogno di so

natori.

ORSINA. Avranno.

FORESTIERO.E per questa ragione le canzoni, quantunque non abbiano bisogno di questi, nè di quelli, l'hanno di cantori, o di cantatrici.

OnSINA. Si veramente.

FORESTIERO. Par dunque che'l lor modo sia nobilissimo, oltre tutti gli altri di questa specie, e di questo genere, perchè ha solo bisogno di chi le canta, ma i sonetti oltre il canto, ricercano il suono, nè le canzoni medesime il rifiutano; perchè Aristotele dice ne' Problemi, che sono udite più volentieri al suon di lira: e le ballate, oltre il suono, e'l canto, desiderano il ballo. Ma sovra le canzoni c'è un altro poema di un altro genere, il quale non ha bisogno d'esser cantato: e questo modo fu da lui conosciuto peravventura come si antiveggono le cose future, quando egli disse ch'alcuno fino a' suoi tempi non avea cantato

dell'armi, delle quali si suol cantare, e scrivere nell' epopeja, in guisa che 'l canto non toglie alcun pregio alle cose scritte, ma giunge piuttosto; nondimeno sono bastevoli per se stesse, onde possono esser domandati non solo canti ma libri, ne'quali s'è usata l'ottava rima, come quella, ch'essendo più uniforme, riceve minor varietà di modulazioni. ORSINA. In questo modo io ho già sentito cantare i versi di Virgilio alla lira.

che non

FORESTIERO. E può meglio far senza il canto, può alcuna delle già dette composizioni; laonde è molto più acconcia alla narrazione. Perciocchè l'ineguale s'accomoda alla grandezza del dolore, e dell'affanno, come dice Aristotele; ma all'incontro quel ch'è eguale, come sono i versi tutti endecasillabi, è meno acconcio al pianto. Questo dunque a me pare che debba essere stimato il nobilissimo modo: e voi che ne dite?

ORSINA. Io lascio facilmente persuadermi. E l' altro, ch'egli chiama nobilissimo, è forse cosi chiamato per alcuna similitudine fra questo modo, e l'eroico, il quale da lui è detto tragico, come appare in que' versi:

Euripilo ebbe nome, e così il canta

L'altra mia tragedia in alcun luogo (18).

Ed in ciò seguitò il giudizio di Platone, il quale prima di Jui chiama Omero poeta tragico.

ORSINA. Dietro a così grande autore non si può errare. FORESTIERO. Direm dunque, se al Sig. Ercole non pare sconvenevole, che la tragedia sia un genere subalterno di quella, ch'è propriamente tragedia, e della epopeja, e di queste picciole composizioni, che partecipano delle passioni tragiche, e della sua nobiltà.

ORSINA. Tutto quello, che non è negato dal Sig. Ercole, prenderem quasi conceduto.

FORESTIERO. Ma le canzoni hanno bisogno della musica quasi per condimento; ma quale cercherem noi che sia questo condimento? qual piace a' giovani lascivi fra'conviti, e fra' balli delle saltatrici: o pur quello, che agli uomini gravi, ed alle donne suol convenire?

(18) Inf. Canto XX. terz. 38.

ORSINA. Questo piuttosto. FORESTIERO. Dunque lascierem da parte tutta quella musica, la qual degenerando è divenuta molle, ed effemminata: e pregheremo lo Striggio, e Jaches, e 'l Lucciasco, e alcuno altro eccellente Maestro di Musica eccellente, che voglia richiamarla a quella gravità, dalla quale traviando, è spesso traboccata in parte, di cui è più bello il tacere, che il ragionare. E questo modo grave sarà simile a quello, che Aristotele chiama Supsi, il quale è magnifico, costante, e grave, e sopra tutti gli altri accomodato alla cetera.

ORSINA. Cotesto non mi spiace; ma pur niuna cosa, scompagnata dalla dolcezza, può essere dilettevole.

FORESTIERO. Io non biasino la dolcezza, e la soavità, ma ci vorrei il temperamento; perchè io stimo che la musica sia come una delle altre arti pur nobili, ciascuna delle quali è seguita da un lusinghiero simile nell'apparenza, ma nell'operazioni molto dissomigliante: e come l'arte della cucina lusinga la medicina, il calunniatore l'oratore, il sofista il filosofo, così la musica lasciva, la temperata.

ORSINA. Fra tanti lusinghieri sono in molto pericolo non solamente gli uomini, ma l'arti medesime, e quelli, e queste in gran parte contaminate.

FORESTIERO. Dunque il nostro poeta dall'una parte si guarderà di non cadere nelle arguzie de' sofisti, le quali hanno ripiene molte composizioni, che piacciono al mondo: dall' altra, che il condimento della musica non sia stemperato, nè soverchio, ma, come Tirteo tra gli Spartani, doverà essere fra gl'Italiani, o fra' Cristiani piuttosto in queste guerre, che sono tra loro, e i Turchi, ei Mori, e gli altri, che hanno perduto il lume della vera Fede: e cantando ora circa il sinistro, ora circa il destro, si dovrà proporre, come per esempio, il movimento del primo Cielo, che si muove dall'Oriente all'Occidente, o pur dalla destra alla sinistra, e quelli degli altri ancora, che so mossi diversamente, i quali due moti assomiglia l'anima nostra colla volontà, e coll' appetito.

Dell' Arte del Dialogo, Discorso

DIALOGHI

Pag.

Il Padre di Famiglia

Il Messaggiero .

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Il Gonzaga, ovvero del Piacere Onesto.
Il Nifo, ovvero del Piacere.

Il Cavaliere amante e la Gentildonna
amata .

Il Ficino, ovvero dell'Arte .

I

49

• 120

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La Cavalletta, ovvero della Poesia To

scana

169

224

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